Armonia jazz: come iniziare

Vuoi imparare l’armonia jazz, ma non sai da dove iniziare? Leggi questo articolo per imparare le prime cose che devi sapere per capire veramente l’armonia jazz

Armonia jazz: come iniziare

scritto da Luca Ridolfo

Hai mai voluto intraprendere lo studio dell’armonia jazz, ma non sai da dove iniziare?

In questo articolo capirai i primi concetti fondamentali per uno studio solido dell’armonia. Sebbene questo articolo non vuole essere l’ “opera omnia” dell’armonia jazz, cercherò di introdurti nel modo più semplice possibile alcuni argomenti ostici per chi è agli inizi.

Sei pronto? allora preparati per muovere i tuoi primi passi nel vasto mondo dell’armonia jazz.

Cos’è l’armonia.

Iniziamo dando una breve definizione di cos’è l’armonia. Per farlo, utilizzerò la definizione presa dal sito della Treccani.

 

“In senso più tecnico, pratica e teoria della formazione e concatenazione degli accordi musicali, secondo una concezione polifonica della musica, nella quale lo sviluppo del discorso tematico si realizza in una successione non di suoni singoli ma di accordi, cioè di più suoni prodotti simultaneamente” (https://www.treccani.it/vocabolario/armonia/)

 

Volendo guardare il pelo nell’uovo, questa definizione è abbastanza generalista e non è al cento percento corretta. Infatti, come ho scritto in un precedente articolo, possiamo definire l’armonia anche con una semplice melodia e non, per forza di cose, suonando esplicitamente un accordo. 

Se sei agli inizi, è importante che tu capisca questo: L’armonia è composta da accordi (espressi più o meno esplicitamente nel discorso musicale) che vengono concatenati tra loro

In particolare, è bene che tu capisca:

  1. come sono costruiti questi accordi
  2. come sono concatenati

Questo è quanto ti andrò a parlare in questo articolo. Cercherò di fartela semplice, tralasciando alcune cose che andrai ad approfondire con il tempo. 

 

Ti avviso già da subito: per comprendere questo articolo devi conoscere bene le scale maggiori, quelle minori e gli intervalli. Questo è fondamentale per capire l’armonia jazz. Senza una solida conoscenza di questi argomenti tutto sarà complicato.

Se questo è il tuo caso, impara bene questi concetti e successivamente continua la lettura di questo articolo.

 

Se invece già li mastichi, allora sei pronto. Partiamo con un breve excursus di armonia “generale”, per poi passare all’armonia propriamente jazzistica.

Un’ultima nota: qui utilizzerò spesso il termine “armonia classica”. Anziché utilizzare questo sarebbe più propriamente corretto il termine “armonia tradizionale scolastica”, ovvero quella studiata nel corso tradizionale di armonia in conservatorio.

Armonia: i concetti di base

Come si diceva prima, l’armonia è composta da accordi che si susseguono l’uno dopo l’altro formando le cosiddette progressioni armoniche.

Gli accordi più semplici sono le triadi, ovvero accordi costituiti da 3 suoni. Questi, solitamente, presentano la fondamentale dell’accordo (la nota che da il nome all’accordo) più la terza e la quinta come illustrato qui sotto con la triade di Do Maggiore. 

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Siccome sappiamo che esistono vari tipi di intervalli di terza e di quinta, questi modificheranno la qualità dei questi accordi. 

Ti propongo qui sotto una tabella con le varie specie delle triadi. Per semplificarti la vita, qui sotto trovi le varie specie di triadi aventi come fondamentale Do. 

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Esercizio: al pianoforte, suona le varie tipologie di triadi su tutte le 12 note della scala cromatica, pronunciando a voce alta l’accordo suonato.. 

Queste triadi, in gergo, sono in stato fondamentale perchè gli intervalli tra una nota e l’altra dell’accordo sono di terza (maggiore o minore che sia). 

Se noi cambiamo l’ordine di queste (stando sempre all’interno dell’ottava tra la nota inferiore e superiore), otteniamo i vari rivolti. Facciamo un esempio con la triade di do maggiore:

 

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Esercizio: al pianoforte, suona le varie tipologie di triadi su tutte le 12 note della scala cromatica in tutti i rivolti, pronunciando a voce alta l’accordo suonato. 

Ora che abbiamo un po’ di confidenza con le triadi, passiamo alle tetradi. Le tetradi sono accordi di quattro note reali. Questo significa che non ci sono raddoppi all’interno degli accordi, ovvero una nota raddoppiata nella stessa ottava o al di fuori di questa. 

Quando parliamo di tetradi facciamo riferimento agli accordi con la settima. 

Anche in questo caso, esistono vari intervalli di settima. 

Combinando questi con le varie tipologie di triadi viste precedentemente, otteniamo i seguenti accordi: 

 

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Come puoi intuire, possiamo ottenere altre combinazioni. Queste però sono quelle più importanti che devi sapere.

Ora che sai le varie specie delle triadi e delle tetradi, la cosa importante che devi capire è come concatenare questi

Il come concatenarli è quello che in gergo tecnico viene chiamato “voice leading”, ovvero l’andamento e la concatenazione delle singole voci (= note dell’accordo) tra un accordo e l’altro. Per capire questo concetto, devi immaginare che le note dell’accordo vengano cantate da persone diverse, proprio come si fa in un coro. L’immagine qui sotto ti chiarirà quanto ti ho detto adesso: 

corale

Per ottenere un buona conduzione delle parti, ovvero una buona concatenazione delle note facenti parte dell’accordo, generalmente si evitano i salti, come nella foto qui sotto:

 

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Cosi come per i salti, anche gli intervalli aumentati/diminuiti sono da evitare. Guarda l’immagine qui sotto.  

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Perchè sono da evitare questi due casi?

Perchè sono quelli che sono più difficili da cantare e intonare vocalmente. Di conseguenza, questi vengono evitati. Questo non vale solo per gli arrangiamenti corali, ma anche quando scrivi per un qualsiasi organico, cosi come per un accompagnamento al pianoforte.

Un’altra regola dell’armonia tradizionale da sapere è che, solitamente, la settima scende.

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Queste sono le principali regole per ottenere una buona concatenazione degli accordi. 

Ora che conosci queste, andiamo a vedere qualche progressione armonica.

Solitamente, le progressioni armoniche vengono indicate con i numeri romani.

Questi fanno riferimento alla tonalità di impianto (alla prima nota della scala, per intenderci). Capire ed utilizzare questo sistema ti servirà per svariati motivi, tra cui: 

  1. Analizzare armonicamente uno standard
  2. Trovare dei pattern armonici in uno standard (utili per memorizzarlo al meglio)
  3. Trasportare lo standard in altre tonalità
 

Solitamente nel Jazz si usano le sigle degli accordi, più o meno complicate, anziché i numeri romani. È bene, però, che tu sappia leggere ed utilizzare tutti e due. Analizzeremo meglio le sigle degli accordi successivamente in questo articolo.

Già a partire dalla musica “classica” troviamo varie progressioni strausate, tra cui: 

  • V – I (cadenza autentica perfetta)
  • IV – I (cadenza plagale)
  • V-VI (cadenza d’inganno)

Come vengono armonizzate queste progressioni? Utilizzando le note della tonalità di impianto presente in quel momento. 

Per fare un esempio banale, prendiamo in considerazione V-I. Le note della triade di Sol (V) sono Sol – Si – Re, tutte note appartenenti alla scala di Do Maggiore. Le note della triade di Do (I ) sono Do – Mi – Sol. 

Per cui, collegandole secondo una buona conduzione delle parti avremo: 

 

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Questo è il caso di una progressione cordale diatonica. Diatonica significa che utilizza le note appartenenti alla tonalità di riferimento. Ci possono essere altri casi in cui si “sfora” dalla tonalità di impianto, prendendo note estranee a questa. Nel Jazz questo succede molto spesso per via della sua natura cromatica. 

Anche qui, non voglio mettere troppa carne al fuoco. Questo articolo è solamente una breve introduzione all’armonia jazz. 

Se sei arrivato fino a questo punto, complimenti! Abbiamo visto un bel po’ di cose. Ho cercato di non renderlo troppo pesante. Se sei seriamente intenzionato a capire come funziona l’armonia ti invito ad approfondire i vari concetti con un buon manuale e, cosa più importante, con un buon maestro. 

Entriamo ora nel vivo dell’argomento di questo articolo, ovvero l’armonia jazz.

Armonia jazz: i concetti di base

Fai attenzione a questo: non vedere l’armonia classica come una cosa totalmente a parte rispetto a quella jazz. Questa è una evoluzione di quella classica, evolutasi a sua volta con il tempo. Spesso gli studenti, anche quelli più esperti usciti dal conservatorio, fanno il grosso errore di non considerare lo sviluppo dell’armonia “classica” prendendo esclusivamente alcuni degli stilemi della musica del 1600-1700 e raffrontando questi con quelli della musica jazz. Non cadere in questo tranello! Basta analizzare la musica dei grandi compositori dell’Ottocento e inizi Novecento per vedere come le “consuetudini armoniche” si siano evolute. 

Ritornando a noi, devi sapere che nel jazz si utilizzano, come punto di partenza, gli accordi a quattro parti reali (quelli con la settima). 

Il motivo di ciò è dovuto alla settima che non ha quella necessità cosi forte di risolvere discendendo come nella musica classica. 

Questo a dimostrazione del fatto di come l’armonia e il nostro orecchio, con il corso del tempo, si siano evoluti. 

Riguardo alle progressioni tipiche del jazz che devi assolutamente sapere : 

La progressione II – V – I (chiamato anche 2, 5, 1). Un esempio di questa in Do Maggiore qui sotto: 

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La progressione I – VI – II – V (chiamato anche “turn around”). Un esempio di questa in Do Maggiore qui sotto:

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Ce ne sono molte altre. Se parti completamente da zero, queste sono quelle che devi sapere non solo mentalmente, ma anche al pianoforte. 

Un’altra cosa che sicuramente avrai sentito quando si parla di armonia jazz è la sostituzione di tritono. Senza complicare troppo il discorso, per sostituzione di tritono si intende sostituire un accordo di dominante (per esempio C7) con il suo tritono. Un tritono è… tre toni. Per cui, un tritono da Do è Fa# ( Do-Re, Re-Mi, Mi-Fa# =  3 toni). 

In un II – V – I in Do Maggiore, anziché suonare G7, puoi suonare Db7, come nell’esempio qui sotto. 

 

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Per ora non è importante che tu sappia il motivo di questo. Prendilo come un puro dato di fatto. Cerca solo di capire come funzioni questa sostituzione di tritono. Quando poi andrai approfondire l’armonia jazz, allora capirai il motivo di questa “usanza” del jazz. 

Ora che hai capito i primi concetti di base, andiamo ad approfondire gli accordi principali utilizzati nel jazz.

Armonia jazz: gli accordi principali

Gli accordi nel jazz vengono espressi mediante le sigle che puoi facilmente trovare sopra la melodia di uno standard jazz. 

La cosa difficile, specie all’inizio, è quella di decifrare la sigla per sapere quali note utilizzare nell’armonizzazione della melodia. 

In questo paragrafo imparerai quelle più importanti e ti mostrerò come trovarle facilmente utilizzando il sistema scala-accordo. Questo sistema assegna ad ogni accordo una determinata scala le cui note vengono utilizzate per l’armonizzazione. Questo è il metodo più conosciuto per armonizzare un accordo, sebbene presenti alcune limitazioni. Se per ora questo non ti è chiaro, lo capirai meglio vedendo i vari esempi.  

Partiamo con la prima. 

La sigla Maj7 (che puoi trovare anche con il triangolo) indica l’accordo di settima maggiore. 

Questo accordo lo puoi trovare armonizzando il primo grado della scala maggiore. Per cui, facendo un esempio in Do Maggiore…

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Il secondo accordo che devi sapere è il m7, costruito sul secondo grado della scala maggiore. Per cui, sempre prendendo il nostro esempio nella scala di Do maggiore, il secondo grado della scala è Re. Per cui, Dm7:

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Il terzo accordo che devi sapere è la sigla con solo il 7, ovvero l’accordo di dominante

L’accordo di dominante sta sulla….dominante, ovvero il quinto grado della scala maggiore. Sempre pensando in Do maggiore, il V grado della scala è Sol. Armonizziamo G7 utilizzando la scala di do maggiore. 

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L’altro accordo che devi sapere è l’accordo diminuito, indicato con la sigla dim o con il “cerchietto”.

Questo accordo viene costruito sul settimo grado della scala minore armonica. Per cui, se noi prendiamo Do minore armonico, sul settimo grado abbiamo Bdim che armonizzeremo in questo modo: 

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Ultimo accordo, è l’accordo semidiminuito, siglato con m7b5 oppure con il cerchietto tagliato. L’accordo semi diminuito è costruito sul secondo grado della scala minore armonica. Non solo nel secondo grado della scala minore armonica, ma anche nel settimo grado della scala maggiore. Senza complicarti troppo la vita, prendiamo in considerazione la scala di Do minore armonico, il secondo è Re – Dm7b5. Utilizzando le note della scala avresti: 

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Sebbene non ti abbia mostrato tutti gli accordi, puoi notare come il sistema scala-accordo richieda un po’ di calcoli mentali per trovare la scala corrispondente all’accordo. 

Infatti, quello che devi ricordare è quali accordi troviamo sui vari gradi della scala maggiore e minore. 

Anche qui, si tratta solamente di allenamento. Con la pratica, sia teorica che al pianoforte, questa cosa diventerà più facile. Per semplificarti la vita, ti mostro l’armonizzazione di ogni grado della scala maggiore (in questo caso Do Maggiore) nella tabella qui sotto. Ad ogni modo ti consiglio un buon manuale di teoria jazz per studiare bene questo vasto argomento. 

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Abbiamo ora affrontato gli accordi più semplici, quelli base. Sicuramente però, se sei arrivato fino a qui, avrai voglia di vedere accordi più complessi. Per farli, abbiamo bisogno di capire cosa sono le estensioni dell’accordo e come utilizzarle. Seguimi nel prossimo paragrafo.

Le estensioni: cosa sono?

Come dice la parola stessa, le estensioni di un accordo estendono questo con ulteriori suoni al di fuori dell’ottava in cui è contenuto l’accordo di base (ovvero la tetrade). Un classico esempio di estensioni sono la nona, l’undicesima, la tredicesima. Queste estensioni vengono incluse nella sigla dell’accordo o potrai aggiungerle a tua discrezione una volta capito il meccanismo e affinato il tuo orecchio alle sonorità jazzistiche.

In base al tipo di accordo (e, di conseguenza, di scala), possiamo utilizzare determinate estensioni. 

Siccome non voglio dilungarmi troppo, ti mostro una tabella delle possibili estensioni che puoi trovare sopra ogni accordo visto prima.

Per una maggiore comprensione di questo, scriverò eventualmente un altro articolo a riguardo. 

estensioni

Armonia jazz: in pratica

Anche in questa parte pratica, è importante iniziare con esercizi semplici per poi man mano progredire.

Per cui è di estrema importanza che tu riesca a suonare gli accordi di base in tutte le combinazioni possibili in modo da essere poi agevolati nella costruzione di quelli più complessi e di voicings. Un buon libro per imparare a fare questo è “Jazz Piano Voicing Skills” di Dan Haerle. 

Il primo esercizio che puoi fare e di suonare un tipo di tetradi di base (per esempio quella Maj7)  lungo il circolo delle quinte, come nell’esempio qui sotto. Puoi suonare queste a mani separate, per cui solo con una mano, per poi provare a suonarle con ambedue le mani a distanza di ottava o arpeggiandole.

Ripeti questo esercizio con tutte le varie tipologie di tetradi.

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Puoi anche provare a fare questo con i vari rivolti degli accordi lungo il circolo delle quinte.

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Attenzione! Se non hai confidenza con queste tetradi di base, molto probabilmente questo esercizio ti richiederà del tempo. E’ normale. L’importante è che tu, con la dovuta calma, riesca a raggiungere quel livello in cui hai la capacità di suonare queste in maniera istintiva.

Un ulteriore esercizio, come mostrato nel libro di Dan Haerle, è quello di suonare con la mano sinistra la fondamentale dell’accordo e con la mano destra le note restanti più un’estensione. Ti mostro come nell’esempio qui sotto: 

 

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Così come abbiamo fatto nel primo esercizio, anche qui è bene ripetere lo stesso per tutte le tipologia di tetradi.

Una volta imparato bene questi esercizi, potrai applicare questi accordi negli standard di tuo gradimento creando una sorta di accompagnamento. In questo modo inizierai a creare vera musica!

Armonia jazz: i voicings principali

Molto spesso quando si parla di armonia jazz, si sente parlare di voicing

Che cos’è un voicing?  

Con questo termine intendiamo una disposizione particolare delle voci facenti parte dell’accordo. Questo significa che noi possiamo prendere un accordo, come quelli che abbiamo visto prima, e disporre le note di questo in un altro modo.

Chiaramente queste non vengono disposte a caso. Nel corso della storia del jazz sono stati elaborati vari tipi di voicing, alcuni dei quali sono diventati dei veri e propri modelli della tradizione pianistica jazz. 

Quali sono questi voicing?  quali più conosciuti? te ne elenco qualcuno qui sotto:

  • Shearing Voicings
  • Voicing drop (2, 3 e 2+4)
  • Rootless voicings

… e molti altri! 

Alcuni di questi sono presenti nel libro di Dan Haerle che ti ho suggerito prima. Altri invece li puoi ricavare dalle numerose trascrizioni dei vari pianisti che puoi trovare su internet. 

Se non vuoi fare tutto questo duro lavoro, ti consiglio di dare un’occhiata al mio corso “Comping Facile”. Questo è il primo corso completamente in italiano dedicato al Comping, ovvero l’arte di accompagnare al pianoforte. In questo serie di video-tutorial troverai decine di voicing trascritti direttamente dagli accompagnamenti che hanno fatto la storia del jazz.  Clicca qui per scoprire il corso “Comping Facile” >>

“Ma perché è cosi importante conoscere i voicing?”

 I voicing possiamo definirli come un colore che diamo ad ogni accordo. Questo colore può essere più denso/scuro o più rarefatto/chiaro, in base a come le note dell’accordo vengono raggruppate.

Di conseguenza, più voicing conosci e più colori avrai sotto le tue mani, con la possibilità di armonizzare diversamente una linea melodica, per esempio, oppure di variare l’intensità dei tuoi accompagnamenti. 

“Mi conviene prima imparare gli accordi di base oppure i voicing?”

Se sei agli inizi, il mio consiglio è quello di iniziare con gli accordi di base (triadi e tetradi). Dopo averli interiorizzati bene allora puoi passare ai vari voicing. Perché fare questo? Perché prima devi sapere quali sono le note che puoi suonare all’interno dell’accordo. Una volta imparate, allora potrai disporle diversamente utilizzando i vari voicing.

Conclusioni

In questo articolo hai potuto imparare i concetti di base della Armonia tradizionale e dell’armonia jazz. Hai imparato, inoltre, i primi semplici concetti ed accordi per poter armonizzare un qualsiasi standard. Non ti resta altro che fare molta pratica in modo da far diventare l’armonizzazione un qualcosa di automatico.

FAQ

Come si costruisce un'armonia?

Per costruire un’armonia bisogna concatenare vari accordi, costruendo cosi le varie progressioni armoniche. I vari accordi devono essere collegati bene fra loro rispettando le regole del Voice leading, così da ottenere progressioni armoniche concordi fra loro.

Che scala suonare sopra un accordo?

Nell’articolo abbiamo visto come il sistema-scala accordo ci dà la possibilità di fare riferimento ad una scala in particolare sopra ad ogni accordo. 

Nelle tabelle mostrate lungo il corso di tutto l’articolo potrai notare la corrispondenza tra ogni accordo e la scala di riferimento.

Come si fa un accompagnamento musicale?

Per ottenere un buon accompagnamento musicale dobbiamo innanzitutto avere delle progressioni armoniche funzionanti, ovvero che rispettano le leggi del Voice leading. Questo è molto importante se scrivi musica tua. Se queste funzionano, allora possiamo accompagnare utilizzando vari tipi di voicing, creando così varie sonorità all’interno della struttura dell’ accompagnamento. Per avere una visione più dettagliata del comping ti consiglio di dare un’occhiata al corso “Comping Facile”, il primo corso dedicato al comping interamente in Italiano. Clicca qui per avere maggiori informazioni >>

 

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Luca Ridolfo è un pianista jazz italiano, attivo nella didattica da più di dieci anni.  Con pianofortejazz.it vuole rendere lo studio del Jazz alla portata di tutti con contenuti chiari e pratici.
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