Hai mai ascoltato musica?

Ascoltare e sentire. Come musicisti abbiamo bisogno di più ascolto. Svelato il segreto per migliorare al pianoforte semplicemente ascoltando musica anzichè sentirla

Hai mai ascoltato musica?

scritto da Luca Ridolfo

Ricordi quando hai chiesto a qualcuno più esperto di te come imparare a suonare jazz? Solitamente la risposta è: “ascolta i dischi”. Specie se lo chiedi a dei musicisti di vecchia guardia.

Hanno ragione. Ascoltare è importante, qualsiasi genere tu voglia fare. Però… perché nessuno insegna come farlo, visto che è cosi fondamentale?

Non ho mai visto ancora nessun corso riguardante l’ascolto, neppure in  Conservatorio.

“Addirittura un corso? Non esagerare Luca!”

Mi sono accorto di questo piccolo particolare: il mio livello di ascolto è uguale al mio livello pianistico. Me ne accorgo quando qualcuno mi fa notare qualcosa di nuovo nel mio modo di suonare; quasi per magia ritrovo le stesse cose dette negli album che sto sentendo. Cose che prima non percepivo.

E più noto questi dettagli nei miei dischi preferiti, più riesco a riproporre gli stessi concetti nel mio modo di suonare, riuscendo cosi a migliorare.

C’è un problema.

Oggigiorno, complice il nostro ritmo di vita frenetico e la facile reperibilità della musica, non siamo più abituati ad ascoltare un disco e a soffermarci su questo.

Io in primis ho dei momenti in cui sento musica e altri in cui ascolto musica. E noto come le due cose siano completamente diverse.

Sentire ed Ascoltare

Sebbene questi due termini siano spesso usati come sinonimi, credo vi sia una sostanziale differenza tra i due. Una delle definizioni di sentire è “Udire, percepire con l’udito”. (Treccani)

Mentre il significato di ascoltare è “Udire con attenzione, stare a udire.” (Treccani)

Sebbene risultino quasi identiche, c’è una parolina magica che per noi musicisti rende le due esperienze completamente diverse. La parola in questione è “con attenzione”.

Infatti, molto spesso chiedo ai miei allievi “hai ascoltato il disco che ti ho passato?”. Molti rispondono di si, dicendomi come l’abbiano sentito mentre facevano i compiti, lavavano i piatti, pulivano casa.

Sebbene ci piaccia essere multitasking, cosi facendo non possiamo farlo con la dovuta attenzione.

Compresa la differenza tra sentire e ascoltare, si può capire come l’ascolto sia una vera e propria disciplina da allenare e rinforzare. In poche parole, richiede del tempo, specie se fatta con una certa profondità.

Prima di passare subito a consigli su come ascoltare veramente la musica, sento già qualcuno chiedere “è possibile cogliere tutti i dettagli senza avere l’orecchio assoluto?

Si, puoi cogliere un buon numero di spunti anche senza capire ogni singola nota. In più, ti voglio far notare come puoi imparare ad ascoltare vedendo il tuo insegnante suonare, oppure guardando i video che ho riservato per te nell’area privata iscrivendoti qui. L’orecchio, infatti, può essere allenato imparando nuovi voicings, nuove alterazioni, nuove frasi ed altro, riuscendo a ricreare questi con il nostro strumento; sarà poi molto più facile riconoscerli in un disco.

A questo punto qui…

Come ascoltare?

Innanzitutto, ascoltare un disco o un brano una volta sola ci darà solo un abbozzo di quello che è il brano. Fred Hersch, in una sua intervista, consiglia di dedicare un ascolto per ogni strumento. In questo modo è possibile notare il contributo che ogni musicista apporta alla musica e come sviluppa le sue idee all’interno del brano in relazione con gli altri.

Si può andare ancora più in profondità?

Si può dedicare ogni ascolto focalizzandosi su un determinato elemento per ogni strumento. Cosa significa? Per esempio puoi ascoltare varie volte il pianoforte, concentrandoti su un particolare dettaglio, per esempio su come utilizza la mano sinistra ritmicamente, quali voicing suona, oppure la mano destra, che tipo di linee fa, su quali beat inizia le frasi, su quale finisce ecc.

Come hai visto, è un’attività che richiede tempo e che è difficile da prendere alla leggera.

E dopo aver sentito? Come puoi migliorare ascoltando gli altri?

A questo punto qui si tratta di fare una comparazione tra te e il pianista di riferimento, vedendo quali dei suoi elementi non appartengano al tuo vocabolario.

Esempio personale: una volta avevo trascritto l’intero accompagnamento di Monk su We See per confrontarlo con il mio modo di accompagnare. E’ stata veramente una gran bella lezione. In particolare,  con pochissimo materiale riesce ad essere ritmicamente dinamico e interessante, creando quel tipo di propulsione che solo i grandi riescono a fare.

Come puoi vedere, questo esempio è il riassunto di quanto detto fino ad ora: mi sono focalizzato su un singolo elemento di un determinato componente del gruppo (Monk).

La stessa cosa potrebbe essere fatta per tutti gli altri musicisti. Potresti addirittura trascrivere tutto quanto oppure imparando un po’ a memoria quanto fanno loro. Non importa tanto il come, ma il farlo e la profondità sul come lo facciamo.

In Conclusione

In questo articolo hai avuto modo di comprendere come ascoltare sia diverso da sentire musica. Sebbene la differenza a livello di significato sia sottile, dal punto di vista pratico è veramente abissale.

Ti voglio far notare un’ultima cosa. Ad un certo punto si verrà a innescare un circolo virtuoso: imparando ad ascoltare, impareremo ad ascoltarci. Facendo questo, noteremo nuove cose negli altri. E quello che ne gioverà più di tutto è il nostro modo di suonare!

E tu, come ascolti? Fammelo sapere in un commento qui sotto. Non farti problemi a fare domande, se posso aiutarti lo farò volentieri.

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Luca Ridolfo è un pianista jazz italiano, attivo nella didattica da più di dieci anni.  Con pianofortejazz.it vuole rendere lo studio del Jazz alla portata di tutti con contenuti chiari e pratici.
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